Il Museo del Santuario di San Francesco di Paola ospita dipinti (ma anche arredo liturgico, arte contemporanea, disegni e stampe, sculture, ecc.) dal XV al XIX secolo, il patrimonio più antico di opere d’arte mobili custodito nel Convento di San Francesco. I Minimi paolani, custodi e promotori di questo patrimonio, lo incrementano e valorizzano non solo tramite l’acquisizione di manufatti particolarmente significativi per la storia dell’Ordine, ma anche ponendosi come committenti di pregevoli opere moderne ed di nuove realtà architettoniche (si pensi alla costruzione del moderno santuario).
Il patrimonio artistico custodito in questo museo, che abbraccia un arco temporale di circa 600 anni, è stato inventariato attraverso un lungo e capillare studio sulla documentazione di riferimento, storica, archivistica e bibliografica, delle pitture e dei restauri dei dipinti. Le opere del Museo del Santuario parlano, anzitutto, di un santo, Francesco (il Convento possiede numerosi ritratti), e dei suoi successori in religione. Ma anche di una spiritualità, quella dei Minimi, di cui si sottolineano i momenti chiave, e di una religiosità vicina alla devozione e al sentire popolare.
Questa galleria museale è quindi incentrata sulla spiritualità dei Minimi, che traspare nei ritratti del Fondatore, nei Generali dell’Ordine e dei religiosi. I dipinti, raffiguranti episodi della vita e dei miracoli di Francesco di Paola, sono particolarmente commoventi nel racconto e nella rappresentazione di due miracoli (il ritorno in vita dell’agnello Martinello e quello della trota Antonella). Francesco, che fa resuscitare i due animali, incarna quel senso di giustizia riparatrice della malvagità, saldamente radicato nell’animo delle persone semplici. È il rovescio di una medaglia che vede, nella storia, l’umile frate taumaturgo interlocutore di sovrani come il re Ferrante d’Aragona, i papi Sisto IV e Innocenzo VIII, i re di Francia Luigi XI – che lo aveva chiamato al suo capezzale – e del successore Carlo VIII.
Nella pinacoteca, oltre ai miracoli, sono rappresentati anche i momenti chiave della fondazione dell’Ordine: l’istituzione della Regola, la consegna del saio, quella dell’insegna con la parola CHARITAS e la devozione verso la Vergine Immacolata.
LE OPERE DEL MUSEO E IL SANTUARIO
I dipinti, nella loro stragrande maggioranza, sono stati analizzati in un primo studio eseguito da mons. Pietro Amato, già Direttore del Museo Storico Vaticano e curatore del catalogo “La Pinacoteca del Santuario di San Francesco di Paola”. Particolarmente quelli considerati meno importanti e appartenenti a pittori minori, che tuttavia creano il tessuto culturale e artistico del territorio e vedono anche nomi non ancora indagati. Tra questi, ad esempio, Giuseppe Santanna, figlio del più noto Cristoforo (1734-1805), Cristina Ischudi, documentata nel 1817, Achille Bossi, Marco Ferrari e altri ancora.
Sono pittori di cui si trovano poche notizie, ma che hanno lasciato nel Convento testimonianze importanti, che meritano attenzione per le sottili trame che collegano la vita del territorio al fenomeno d’arte. Si trovano nel museo anche pitture eseguite da artisti di grande spessore, come ad esempio Gregorio Preti, Iacobello d’Antonio, figlio di Antonello da Messina, Battistello Caracciolo, Andrea Lilli. Di alcuni se ne conosce il nome, di altri se ne comprende il valore, lasciando aperto il discorso delle attribuzioni.
Il patrimonio: collezioni, beni mobili e immobili
Il patrimonio del Museo è costituito dai beni immobili, mobili e dalle collezioni. In particolare, faranno parte degli immobili del museo alcune aree del complesso monumentale del Santuario di Paola: il chiostro inferiore e superiore, la cella del Santo, l’antico corridoio dei padri con le cellette attigue ivi compresa l’antica biblioteca annessa, la sala delle tele, tutti posti al primo piano, i locali ubicati al pianterreno e locali adibiti a deposito.
Il museo infatti comprende pitture mobili che vanno dal XV secolo alla prima metà del XIX secolo, ma anche gli affreschi, come ad esempio le lunette del chiostro e i ritratti restaurati nel corridoio dei Padri, e naturalmente i dipinti inamovibili, come il lungo soffitto ligneo del medesimo corridoio, che conserva un interessante ciclo di raffigurazioni bibliche, corredate di didascalie.
L’edificio-chiesa testimonia uno dei momenti più fecondi della vita del Santuario, che crea arte funzionale, cioè l’arte che serve e che aiuta alla crescita e allo sviluppo della dignità spirituale e religiosa dell’uomo.